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Data: 30 de setembre de 2019
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Il progetto di ricerca avviato dall’IIEB sulla documentazione borgiana conservata nell’Archivio Segreto Vaticano continua senza sosta. Negli ultimi sei mesi i componenti dell’équipe, appositamente costituita e composta da chi scrive, Ivan Parisi (coordinatore), e dalla filologa Maria Toldrà, hanno lavorato su altri tre registri: i reg. Suppl. 966 e 967 (di cui lo spoglio si sta concludendo proprio in questi giorni) e il reg. Vat. 774, realizzando oltre quattrocento schede, che sono già state inserite nel database e rese disponibili gratuitamente agli utenti del sito web dell’Istituto.

Come già scritto nei precedenti aggiornamenti, è facile immaginare la notevole mole di informazioni che le suppliche e le bolle pontificie selezionate ci offrono per ricostruire il paesaggio ecclesiastico dei territori delle corone d’Aragona e di Castiglia tra il XV e XVI secolo. Prima di passare alla consueta rassegna dei documenti più interessanti, divisi per numero di registro, ci sembra opportuno però soffermarci un attimo su un importante cambio nell’impostazione del lavoro di spoglio, determinato dall’esperienza finora acquisita sui registri esaminati.

Possiamo affermare che le schede del database, pubblicate sul sito web dell’IIEB dall’aprile del 2017 fino ad oggi, siano il risultato finale di una cosiddetta fase “sperimentale”, in cui i componenti della équipe hanno potuto avere un primo approccio con la documentazione seriale conservata nei registri, passando dallo spoglio di quelli di Suppliche a quelli Vaticani senza seguire un ordine preciso di successione. Era necessario, infatti, che si riuscisse a “familiarizzare” il più possibile con le scritture corsive degli addetti alla registrazione e, soprattutto, con la ricca casistica di materie che i registri offrono, in modo da riuscire ad individuare nel più breve tempo possibile gli elementi principali del testo delle suppliche e delle bolle con cui costruire poi le relative schede descrittive.

Per capire le difficoltà di un progetto del genere rispetto alle risorse impiegate è bene ricordare gli ordini di grandezza su cui si sta lavorando. Finora sono stati spogliati quattordici registri, sei di suppliche e otto di bolle, realizzando oltre 1400 schede. Se pensiamo allora che ogni registro è composto da una media di 300 fogli, finora sono state lette 8400 pagine. È chiaro quindi che un progetto di tali dimensioni non può essere esente da alcuni errori difficili da correggere, tra i quali quello che più preoccupa i componenti dell’équipe è la realizzazione di schede per così dire “doppie”: nel database sono confluite schede relative a una supplica e alla sua corrispondente bolla, spesso ripetendo gli stessi dati.

Ciò appare causato dai diversi estremi cronologici della documentazione di cui sono composti i singoli registri delle due differenti tipologie di documenti, suppliche e bolle, conservati nell’ASV. Il lavoro svolto sui primi cinque registri di Suppliche ha confermato, infatti, che la maggior parte di quelle contenute in ognuno di essi –ma non tutte come affermato nell’inventario sommario disponibile nel sito web dell’ASV – dal punto di vista della datazione ricoprono un arco temporale abbastanza ristretto e limitato a uno o due mesi contigui (su 209 registri di suppliche relativi al pontificato di Alessandro VI secondo questo inventario solo quattro conterrebbero documentazione relativa a più di due mesi. Il condizionale in questo caso è d’obbligo, in quanto solo dopo lo spoglio potremmo confermare o meno questo dato). Al contrario, la stessa cosa non si può affermare per la composizione dei registri Vaticani dove il testo di ogni bolla, come è noto a causa della maggiore solennità delle forme, è molto più lungo di quello delle suppliche e gli estremi temporali comprendono un arco molto più ampio, in particolare qui tra gli anni 1492-1494 (solo il reg. Vat. 772 comprende bolle relative al mese di agosto 1492, mentre dall’inventario presente nel sito web dell’ASV sembrerebbe che alcuni registri Vaticani contengano documentazione anche di più anni). L’ampiezza di questo arco è determinata dalla provenienza originaria della documentazione contenuta nei singoli registri, che è stato oggetto di diversi studi di Mons. Martino Giusti a cui rimandiamo per gli eventuali approfondimenti. In questo contesto basterà dire con le sue parole che, in generale,

i registri Vaticani –a causa della loro origine da diversi Uffici– hanno un carattere vario ed eterogeneo e, piuttosto che una serie archivistica in senso proprio, sono una collezione, formata con criteri niente affatto archivistici dopo che i volumi di cui si compone furono trasferiti dall’anno 1611 in poi, all’Archivio Segreto Vaticano, allora fondato.

Scendendo più nel particolare, essendo la maggior parte dei registri Vaticani del pontificato di Alessandro VI, i reg. Vat. 772-866, provenienti dallo stesso ufficio ossia la Camera Apostolica e titolati Bullarum, questa ampiezza deve essere stata determinata dal sistema di registrazione utilizzato per cui sempre con le parole di Mons. Giusti– “bisognerebbe meglio conoscere il sistema degli uffici della Curia romana e i compiti degli officiali nei diversi tempi”.

È accaduto quindi che spesso in questa prima fase sia stata realizzata una scheda di una bolla per poi subito dopo incontrare, nel prosieguo dello spoglio e magari già nel registro successivo, la supplica corrispondente.

Per cercare di limitare questo inconveniente, causa di una perdita di tempo di non poco conto per un progetto di queste dimensioni, bisognava quindi iniziare a strutturare la procedura di lavorazione. Da una fase “sperimentale” si è deciso di passare quindi a una “sistematica”, progettando il proseguimento del lavoro per blocchi di registri di suppliche. Ogni blocco comprenderà, quindi, tutte le suppliche registrate in un arco temporale di sei mesi, a partire dal primo che comprenderà i registri di Suppliche contenenti la documentazione riferita ai primi sei mesi di pontificato di Alessandro VI, agosto 1492 – febbraio 1493. Questo primo blocco sarà completato dallo spoglio di dieci registri Vaticani e dieci Lateranensi in modo da poter auspicabilmente intercettare più velocemente il maggior numero di bolle corrispondenti, ed abbassare quindi quello delle schede doppie. Alla fine di questa serie lo spoglio ripartirà con un nuovo blocco di registri di Suppliche relativo al semestre successivo. Bisogna sottolineare, però, che in questo caso, essendo come già detto la documentazione presente nei registri Vaticani sotto il profilo della datazione molto più eterogenea rispetto a quella contenuta nei registri di Suppliche, la scelta del numero dei registri Vaticani e Lateranensi da spogliare è ovviamente solo una misura convenzionale, che non esclude che la bolla corrispondente a una supplica di questo blocco possa poi trovarsi in un altro.

È bene segnalare altresì che non necessariamente una supplica segnata e registrata dava necessariamente luogo ad una bolla pontificia. Ciò per diverse ragioni: il chierico o qualsiasi altro ecclesiastico che aveva presentato per esempio una supplica per ottenere un beneficio vacante, infatti, poteva rinunciare a richiedere la lettera di provvista corrispondente perché giudicava più conveniente far valere i propri diritti “super nuda supplicatione” o perché nel frattempo poteva essere venuto a conoscenza delle ambizioni di altri candidati più accreditati, magari dotati di una supplica con una data di approvazione più favorevole. In tal caso, era temibile la concorrenza di un impetrante che poteva vantare una concessione nella forma “motu proprio” che accordava prerogative maggiori nell’ambito della provvista tra cui la precedenza su grazie segnate in modo per così dire tradizionale. Tale modalità, di cui troviamo molti esempi in questa rassegna, era usata soprattutto con personaggi di spicco, membri dell’entourage pontificio, curiali, principi, che potevano vantare una stretta vicinanza con il papa.

L’individuazione, quando possibile, della corrispondenza tra supplica e bolla ha inoltre lo scopo di facilitare l’identificazione degli antroponimi e dei toponimi un’altra grande criticità di questo progetto in quanto spesso la scrittura dei registri di bolle risulta molto più facilmente leggibile di quella delle suppliche.

Una volta accertata la corrispondenza non sarà più realizzata una nuova scheda per la bolla, ma la sua esistenza sarà segnalata insieme alla sua data di registrazione nel campo “Observacions” della scheda della relativa supplica, insieme ai nomi dei tre esecutori in caso di “littera executoria”. Viceversa, realizzeremo una scheda di una bolla ogniqualvolta avremo accertato che non è stata ancora localizzata la corrispondente supplica, e, se e quando in futuro la rintracceremo, in tal caso i suoi dati confluiranno nel campo “Observacions” di questa bolla.

Per concludere il primo blocco (agosto 1492 febbraio 1493) nei prossimi mesi i componenti dell’équipe proseguiranno lo spoglio con i reg. Suppl. 961, 968-970 e i reg. Vat. 773 e 776 e di seguito realizzeranno quello dei primi dieci registri Lateranensi, di cui tratteremo in un prossimo aggiornamento.

Reg. Suppl. 966

Il reg. Suppl. 966, composto da 298 fogli, comprende soprattutto documentazione del mese di dicembre dell’anno 1492. Si caratterizza a prima vista, purtroppo, per una grossa lacerazione sulla parte superiore di tutti i fogli che non permette in alcuni casi la lettura della data delle suppliche o dei nomi degli attori coinvolti o ancora peggio dell’intero testo di alcune suppliche. In questo caso si è deciso di inserire nel campo del regesto della scheda (“Contingut”) un nuovo simbolo “(…)” per segnalare la presenza nel testo della supplica di un antroponimo o toponimo che non è stato possibile leggere a causa della suddetta lacerazione.

Dallo spoglio del registro sono state realizzate 178 schede, 85 riguardanti i territori della corona d’Aragona e 93 quella di Castiglia.

Le suppliche di gran lunga più interessanti per le notizie che contengono riguardano due parenti stretti della famiglia del papa Alessandro VI, i cardinali Joan de Borja i Navarro d’Alpicat detto il maggiore e Joan de Borja Llançol i de Romaní detto il minore, spesso confusi dalla storiografia moderna.

A Joan de Borja i Navarro d’Alpicat, cardinale presbitero di Santa Susanna, a cui Marià Carbonell dedica un esaustivo saggio nell’ultimo numero della Revista Borjaattingendo anche alla documentazione selezionata nel database, il papa Alessandro VI, con la forma “motu proprio”, concede il canonicato con prebenda e la cantoria della chiesa dei Santi Cosma e Damiano di Covarrubias, nella diocesi di Burgos, la canonica con prebenda della chiesa di Calahorra, l’arcipretura di una località che sembrerebbe denominarsi Bilbao, nella stessa diocesi di Calahorra, e la perpetua vicaria de Salinas de Añana, senza diocesi, e tutti gli altri benefici appartenuti al defunto Pedro Sánchez, familiare di Rodrigo Borgia al tempo in cui egli era cardinale portuense e vicecancelliere della Chiesa romana (ff. 214v-215r).

Nel registro troviamo un piccolo gruppo di suppliche che ci fornisce molti dati inediti anche sulla carriera ecclesiastica di Joan de Borja Llançol i de Romaní, futuro vescovo di Melfi e poi cardinale di Santa Maria in via Lata. Questo nipote “secundum carnem” del papa Alessandro VI, infatti, è definito in una supplica “decanus” e “canonicus” della chiesa di Lerida, nonché “protonotarius” della sede apostolica, mentre finora una sua probabile relazione con la diocesi di Lerida era stata certificata solo da una bolla posteriore del 1496, pubblicata da Mario Menotti, e la sua attività di protonotaio apostolico, secondo uno studio di Vicente Pons Alós e M. Milagros Cárcel Ortí sui canonici di Valencia, solo dal 1494. Nella supplica in questione Joan rinuncia al suo decanato a favore di un certo Francisco, molto probabilmente della famiglia Soler, in cambio di due pensioni annuali: una sui frutti, redditi e proventi dello stesso decanato e una su un canonicato con prebenda che il nuovo possessore possedeva nella stessa chiesa (ff. 247v-248r). Subito di seguito nel registro troviamo una seconda supplica in cui Joan cede anche il suo canonicato nella chiesa di Lerida che il papa assegnerà poi a Miquel Soler, chierico della stessa città (ff. 248r-248v). Infine in un’ultima supplica, Joan, ora definito chierico di Valencia, per subire un minore dispendio a causa della perdita del canonicato di Lerida, richiede una pensione annuale sui frutti, redditi e proventi dello stesso che il nuovo possessore, Miquel Soler, sarà tenuto a pagargli (f. 248v).

Tra i parenti della famiglia del secondo papa borgiano troviamo anche Pere Lluís de Borja i Llançol de Romaní i de Montcada, terzo figlio maschio di Jofré de Borja Llançol de Romaní, signore delle baronie valenzane di Castellnou, Anna e Villalonga, cugino per parte di madre del cardinale Rodrigo Borgia, futuro cardinale diacono di Santa Maria in via Lata. Con una supplica in forma di “motu proprio” Alessandro VI gli concede il 26 dicembre del 1492, quando il Borgia aveva appena 12 anni, la provvisione della balia di Santa Eufemia e delle altre case dell’ordine di San Giovanni di Gerusalemme e le precettorie delle diocesi di Cosenza e Manfredonia, nel Sud d’Italia, che si erano rese vacanti per la morte di Florio Roverella, il loro ultimo possessore (f. 6r con la corrispondente bolla presente in reg. Vat. 774, ff. 4v-7v).

Non sono comunque questi gli unici cardinali beneficiati nel territorio spagnolo. Troviamo infatti anche i nomi di Oliviero Carafa, cardinale vescovo sabinense, e di Raffaele Riario, cardinale diacono di San Giorgio “ad velum aureum”. Il primo, come perpetuo amministratore della chiesa di Salamanca, riceve dal papa Alessandro VI con la formula “motu proprio” la provvisione del priorato di Santa Maria de la Vega fuori le mura della città di Salamanca che era vacante per la morte del suo ultimo possessore (f. 15v); mente il secondo, rinuncia simbolicamente nelle mani dello stesso papa la canonica con prebenda della chiesa di Mallorca che aveva ottenuto per la morte di Andreu Mateu e che ora il maestro Joan Girona, chierico di Tortosa e suo segretario, richiede per sè (f. 52v).

Nutrito è anche il numero delle suppliche relative ai più stretti collaboratori di papa Alessandro VI. Joan Llopis, al tempo della supplica decano della chiesa di Valencia e datario della sede apostolica, richiede la provvisione del monastero di San Nicola di “Lasico” (sic, probabilmente per Basicò), dell’ordine di San Basilio, nella diocesi di Messina, vacante per la morte di Pedro de Luna, arcivescovo della stessa città (f. 138r) e riceve, in virtù di alcune lettere aspettative a lui concesse dal papa Innocenzo VIII, i benefici servitori della chiesa parrocchiale di San Dionisio di Jerez de la Frontera e di Santa Maria di Niebla, nella diocesi di Siviglia (ff. 215r-215v), e la mezza porzione della chiesa di Siviglia che erano vacanti per la morte di Pedro de Almonacil, il loro ultimo possessore (f. 215v).

In un’altra supplica appare il nome di Mateu Cirera, chierico di Valencia, dottore in entrambi i diritti, che Rodrigo Borgia, allora cardinale vicecancelliere, aveva nominato come vicario nella sua diocesi di Valencia, così come anche fece in seguito, suo figlio Cesare quando vi subentrò. Questi, che aveva attuato in Valencia anche come procuratore del cardinale Borgia per il fidanzamento di Lucrezia Borgia con Gaspar de Pròixida, ora come vicario e governatore generale dei monasteri di Subiaco e del Sacro Speco, dell’ordine di San Benedetto, “invicem unitorum, nullis diocesis”, prima che gli stessi fossero ceduti dal nuovo papa a Giovanni Colonna, cardinale diacono di Santa Maria in Aquiro, cede alcuni terreni nel territorio di Subiaco e nelle zone limitrofe “in evidente utilitate mense abbatialis” (f. 10v).

Il nome di Lluc Girona (Gerona), uno dei chierici più beneficiati dal secondo papa borgiano, appare invece in una supplica in cui richiede che gli venga concessa la provvisione del priorato di Santa Maria di Terrassa, nella diocesi di Barcellona, vacante per la cessione del suo ultimo possessore, Jaume Roca, insieme al permesso di poterlo unire alla prepositura del monastero di Santa Maria di Manresa che già possedeva (ff. 248v-249r).

Un’altra supplica riguarda Pedro de Carranza, cubiculario, familiare e continuo commensale del papa Alessandro VI , che cede nelle sue mani la cappellania dell’altare di Santa Maria della città di Salmerón che possedeva nella diocesi di Cuenca (f. 294r).

Tra le suppliche presenti nel registro destano interesse, inoltre, altre due relative a Esteve Garret, arcidiacono di Borriol, nella chiesa di Tortosa, e Bernat de Corbera, chierico di Barcellona, entrambi familiare e continuo commensale del papa Alessandro VI e poi presidenti della Generalitat de Catalunya, rispettivamente nel 1515 e nel 1518. Esteve cede i diritti che poteva vantare sull’ospitaleria della chiesa di Tarragona, che viene concessa a Pere de Soldevila, a cambio di una pensione annuale sui frutti della tesoreria della chiesa di Tortosa, che Pere come tesoriere sarà tenuto a pagargli (ff. 132r-132v), mentre Bernat supplica la provvisione di un canonicato con prebenda della chiesa di Vic che era vacante per la morte del suo ultimo possessore (f. 22r-22v).

Interessante è anche la supplica in cui è coinvolto come impetrante Juan Coloma, segretario maggiore del re Ferdinando di Spagna, il cui nome è legato indissolubilmente alla compilazione dei documenti più importanti di questo periodo: la reale provvisione per l’espulsione degli ebrei e le capitolazioni di Santa Fe con Cristoforo Colombo. Da questa veniamo a sapere che il segretario espose al papa che aveva fatto costruire con i beni che possedeva nella città di Saragozza un monastero di monache dette di Gerusalemme, “ordinis Sancti Francisci de Observantia”, dove voleva fosse trasferito il corpo della sua defunta moglie Isabel Díez d’Aux, che nel suo testamento invece aveva chiesto di essere seppellita in una cappella della chiesa di Santa Maria del Pilar della stessa città (ff. 286v-287r).

Infine segnaliamo la supplica riguardante i re di Navarra e Juan de Egüés, priore del monastero di Santa Maria di Roncisvalle, dell’ordine di Sant’Agostino, nella diocesi di Pamplona, e rettore dell’ospedale della stessa località, con cui richiedono che sia concessa a Fernando de Egüés, canonico e sottopriore dello stesso monastero, la possibilità di coadiuvare Juan nell’amministrazione dei suddetti beni (ff. 267r-267v).

Reg. Suppl. 967

Come già detto l’équipe dell’IIEB sta terminando lo spoglio del reg. Suppl. 967 in questi giorni. Ciò nonostante si è deciso di presentare comunque una breve rassegna delle suppliche finora registrate.

Il registro è formato da 300 fogli e conserva documentazione in prevalenza del mese di gennaio 1493. Le condizioni del registro sono in generale molto buone anche se nella parte superiore di alcuni fogli è presente una lacerazione che interessa la lettura di almeno due righe di testo.

Tra i nomi più importanti qui troviamo quello di Jaume Serra, arcivescovo di Oristano, in Sardegna, poi cardinale presbitero di San Vitale, che riceve con la formula “motu proprio” da Alessandro VI l’arcipretura della chiesa di Oristano vacante per la morte di un certo Francesco d’Argiolas (f. 143r, anche se la grafia del cognome non è certa) che in seguito, “litteris super concessione minime expeditis”, rassegna nelle mani dello stesso papa che lo concede di nuovo a Joan Ortal, chierico della diocesi di Urgell (ff. 171r-171v). Con l’occasione segnaliamo anche le suppliche relative ad un altro beneficio appartenuto allo stesso defunto, che sembra sia stato al centro di una disputa tra due impetranti spagnoli. Pere Boïl, chierico della diocesi di Valencia, familiare e continuo commensale del papa Alessandro VI, difatti, chiede che gli venga concessa la provvisione della chiesa rurale “abbatia nuncupata” di San Nicola fuori le mura di Oristano, che Francesco aveva posseduto finchè era in vita (f. 171r) e che, tre giorni dopo, Juan de Villalba, chierico di Plesencia, anch’esso familiare e continuo commensale del papa, richiederà per sé (f. 171v).

Ancora nel ristretto cerchio dei favoriti del papa troviamo il nome di Roderic Sánchez Roís, vicario perpetuo della chiesa collegiata di Santa Maria de Teruel, nella diocesi di Saragozza, fratello di Gonzalo Roís scrittore e familiare del papa Alessandro VI, che supplica gli sia concessa la speciale grazia della provvisione della perpetua vicaria della località di Castralvo, nella stessa diocesi, vacante per la morte del suo ultimo possessore, Pedro Garcez o Garcet (ff. 169r-169v).

Segnaliamo, inoltre la supplica riguardante il monastero di San Isidoro del Campo, vicino Siviglia, perché sembra fornirci dei dati inediti sulla sua storia. Da questa veniamo a sapere che il papa Innocenzo VIII aveva designato un certo Giusto de Bonanni, prevosto della chiesa di Cortona e suo cubiculario, come commissario e giudice per riformare e ridurre all’obbedienza i monaci ribelli di questo monastero dell’ordine di San Girolamo con il consenso di Enrique de Guzmán, duca di Medina Sidonia, e il supporto dei re di Spagna (ff. 141r-141v).

Segnaliamo anche la supplica relativa a Francisco d’Aguilar, presbitero frate dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, cappellano di Federico d’Aragona, principe d’Altamura e poi re di Napoli, in cui chiede al papa Alessandro VI un indulto per poter rimanere nel suo ordine perchè dubitava di essere incorso in qualche irregolarità a causa del suo trasferimento dall’ordine dei frati eremiti di San Girolamo in cui militava in precedenza (f. 76r ).

Infine, ci sembra interessante indicare la vicenda relativa a due suppliche segnate per la provvisione di uno stesso beneficio, in quanto caso abbastanza frequente nei registri spogliati che determina, purtroppo, anch’esso spesso la presenza di schede doppie nel database (evidenziamo qui, però, che comunque i componenti dell’équipe ciclicamente sottopongono a revisione tutto il database proprio per correggere questi tipi di errore). Rodrigo de Cabredo, chierico della diocesi di Saragozza, scrittore delle lettere apostoliche, familiare e continuo commensale del papa Alessandro VI, che già abbiamo incontrato nei precedenti aggiornamenti, l’8 gennaio del 1493 supplica che gli sia concessa la provvisione della chiesa parrocchiale de Villora, nella diocesi di Cuenca, vacante per la morte di Pedro de Vera (f. 102v). Ma anteriormente la stessa era già stata impetrata da Alfonso Librero, chierico della diocesi di Badajoz, familiare e continuo commensale di Battista Pinelli, arcivescovo di Cosenza, con ben due suppliche in forma di “motu proprio” datate rispettivamente il 31 dicembre del 1492 e il 3 gennaio del 1493 (reg. Suppl. 966, ff. 190v-191r e 252v-253r). Rodrigo aveva quindi avanzato la sua candidatura perché la supplica di Alfonso doveva contere qualche irregolarità se nella data del 5 gennaio lui stesso richiede una “reformatio” per includervi altri dati.

Reg. Vat. 774

Il reg. Vat. 774 è caratterizzato da un numero di fogli, 361, di molto superiore alla media degli altri registri, anche se circa una decina di essi risultano essere bianchi. Le condizioni generali di conservazione del registro sono comunque buone e dal suo spoglio sono state realizzate 71 schede, 33 riguardanti i territori della corona d’Aragona e 38 quella di Castiglia.

La supplica più importante qui contenuta è sicuramente quella riguardante Cesare Borgia, a cui il padre Alessandro VI concede l’8 febbraio del 1493 la commenda del monastero di Sainte-Marie-d’Abondance, nella diocesi di Ginevra, in Svizzera (ff. 41v-42v e segg.).

Ritroviamo poi il nome di Joan de Borja i Navarro d’Alpicat, cardinale presbitero di Santa Susanna, a cui il papa concede l’amministrazione perpetua della diocesi di Olomouc in Moravia, vacante per la morte di Ardicino Della Porta, cardinale presbitero dei Santi Giovanni e Paolo (ff. 294v-295r).

Interessanti sono, inoltre, le suppliche relative a due giovannissimi figli dell’alta nobiltà valenzana: Francesc Boïl e Nicolau de Pròixita. Al primo, scolaro di Valencia, di 6 anni d’età, con “defectum natalium ex dilecto filo Francisco Boyl de nobili et militari gente procreato”, il papa concede, solo dopo che sarà insignito del carattere ecclesiastico, una pensione annua sopra i frutti, redditi e proventi della chiesa parrocchiale di Massamagrell, nella diocesi di Valencia, che Lluís Ferragut e i suoi successori, come possessore, gli pagheranno tramite il procuratore Lluís Perellós, chierico di Valencia (ff. 215r-216Av). Il secondo, invece, sempre di Valencia e di 6 anni d’età, “ac defectum natalium patitur de milite coniugato genitus et moniali ordinis sancti Augustini dictum ordinem expresse professa” riceve dal papa la provvisione delle precettorie delle case di Torrent e dell’ Orto dell’ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, nelle diocesi Valencia e Tortosa, quando saranno vacanti e dopo che “in fratrem dicti hospitalis receptus ac sibi habitus iuxta ipsius hospitalis consuetudine exhibitus fuerit” (ff. 263r-266v).

Tra i fedeli collaboratori del papa troviamo anche qui il nome di Jaume Serra, arcivescovo di Oristano, che rassegna nelle mani di Alessandro VI il beneficio semplice servitorio che possedeva nella chiesa di Santa Maria di Xàtiva, che viene concesso dal papa a Joan de Villalva, chierico di Palencia (f. 277r-278v).

Tra i personaggi di una certa importanza troviamo, infine, Alfonso Cortés, cappellano del re Ferdinando di Spagna, a cui Alessandro VI concede la provvisione del canonicato con prebenda della chiesa di Siviglia e un beneficio semplice “pontificale nuncupatum” della chiesa parrocchiale della città de Los Palacios, nella diocesi della stessa città, vacanti per la morte del chierico Petro de Porres. Questi benefici erano stati possedimenti di Rodrigo Borgia al tempo in cui era cardinale vicecancelliere, in virtù di alcune lettere aspettative del suo predecessore papa Innocenzo VIII, e da lui rinunciati quando era salito al soglio pontificio (ff. 239v-241r).

 

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