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Data: 22 de desembre de 2020
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ASV, reg. Suppl. 961, f. 1r.

Prima Parte

Il progetto del database “Documentació borgiana de l’ASV”,  arrivato ormai al suo quarto anno di attività, ha raggiunto l’importante traguardo delle 2000 schede finora pubblicate e gratuitamente consultabili sul sito web dell’IIEB. È un traguardo senza ombra di dubbio notevole, risultato di uno straordinario lavoro realizzato sui registri del pontificato del papa Alessandro VI Borgia, conservati nell’Archivio Segreto Vaticano (oggi rinominato per volontà dell’attuale pontefice “Archivio Apostolico Vaticano”), dall’équipe appositamente creata dall’IIEB e composta dall’archivista paleografo italiano Ivan Parisi (coordinatore) e dalla filologa catalana Maria Toldrà.

Per rendersi conto dell’enorme mole di lavoro portato a termine finora basta dare un’occhiata ai numeri del progetto. Durante quest’anno è stato concluso lo spoglio del registrum Supplicationum n. 967, che era stato iniziato l’anno prima, e realizzato quello integrale di altri quattro registri di suppliche, i nn. 961 e 968-970. Il totale dei registri di suppliche e bolle pontificie (la serie “registra Vaticana”) finora spogliati è quindi salito a 18 unità. Se pensiamo che ogni registro è costituito da una media di 300 fogli, possiamo quindi facilmente intendere che i due ricercatori hanno letto ed esaminato finora i documenti contenuti in circa 10.800 pagine, identificando più di 2500 antroponimi e toponimi e distinguendo quasi 200 materie diverse trattate nelle suppliche. Inoltre, va sottolineato, che il lavoro di spoglio, di per sé già molto gravoso a causa delle diverse condizioni di conservazione della documentazione, purtroppo non sempre ottimali, è stato reso ancora più difficile dalla presenza nei fogli di ogni registro di ben cinque scritture diverse, appartenenti ad altrettanti scrittori addetti alla registrazione delle suppliche, che si dividevano tra loro i quaterni o i quinterni (fascicoli di circa venti o trenta fogli) che lo compongono. Queste, difatti, variano molto per gamma di difficoltà: da una corsiva facilmente leggibile ad altre difficilmente interpretabili.

In particolare, per quanto riguarda quest’ultimo anno di attività, applicando a questi cinque registri il criterio di selezione della documentazione adottato per il database e già descritto nei precedenti aggiornamenti, ovvero la presenza in essa di riferimenti a personaggi o a territori della Corona d’Aragona e del Regno di Castiglia, sono stati selezionati oltre 800 documenti, sui quali sono state redatte poi 700 schede descrittive (oltre un centinaio di documenti, difatti, sono risultati essere, a seguito delle opportune verifiche, copie o reiterazioni, con datazione diversa, di suppliche già descritte in alcune schede inserite nel database e, pertanto, solo segnalati nel campo “Observacions” di queste).

Leggendo tutte le schede realizzate finora nella loro successione naturale è possibile, dunque, immergersi a pieno nel fluire vivo della storia spagnola della fine del XV secolo. Grazie alla lettura dei regesti presenti nel campo “Contingut” di ogni scheda possiamo entrare nei grandi monasteri e nelle splendide cattedrali medievali delle diocesi della Corona d’Aragona e del Regno di Castiglia, conoscere i loro statuti, regole e consuetudini; ricostruire alcuni aspetti della loro storia ed architettura e, soprattutto, avere notizia dei nomi dei più alti membri della gerarchia ecclesiastica spagnola che li amministravano o che godevano di qualche beneficio eretto al loro interno. Ma non solo: possiamo accedere anche alle sfarzose corti dei sovrani e alle maestose dimore dei ricchi signori del tempo, comprenderne gli usi ed i costumi, stabilirne i legami parentali e ricostruirne le genealogie.

D’altro canto però, il database che si sta costruendo costituisce anche una fonte di notevole interesse anche per narrare un altro tipo di storia, lontana da quella con la “s” maiuscola, ma non per questo meno importante. Esso ci apre, infatti, anche le porte delle piccole chiese e degli antichi conventi delle località più disparate dei territori delle diocesi iberiche, dove incrociamo i nomi, finora totalmente sconosciuti, dei chierici e dei sacerdoti vissuti alla fine del XV secolo, che diventano invece ora elementi importantissimi per qualsiasi studio prosopografico.

La documentazione selezionata ci permette, in sintesi, non solo di descrivere il tessuto sociale in cui tutti questi personaggi, sia ecclesiastici che laici, attraverso le loro necessità, ambizioni e paure si muovevano, ma anche di ricostruire il sistema di relazioni che dalla Spagna essi mantenevano con la Santa Sede durante il pontificato di Alessandro VI, il papa borgiano e valenzano, vero centro di questa immensa rete che stiamo ora cercando di ricomporre supplica dopo supplica, bolla dopo bolla.

Infine, come è ormai nostra consuetudine, presentiamo, a seguire, una breve rassegna dei documenti più interessanti tra quelli emersi dallo spoglio, distinguendoli per registri.

Seconda parte del reg. Suppl. 967

Nel mese di gennaio è iniziato lo spoglio della parte che era rimasta ancora da esaminare del reg. Suppl. 967. Il registro è formato da 300 fogli e conserva documentazione in prevalenza del mese di gennaio dell’anno 1493. Le sue condizioni di conservazione sono in generale molto buone, anche se nella parte superiore di alcuni fogli è presente una lacerazione che interessa la lettura di almeno due linee di testo. Grazie al suo spoglio, sono state costituite 66 schede relative ai territori della Corona d’Aragona e 105 a quelli del Regno di Castiglia.

Per quanto riguarda i membri della famiglia Borgia troviamo due suppliche che interessano Alfonso de Borja, definito “secundum carnem nepos” del papa Alessandro VI, di cui finora avevamo notizie solo grazie all’opera di Mario Menotti, che ha pubblicato alcune suppliche del 1496 in cui egli è definito canonico di San Pietro e della chiesa di Torres, nonchè cubiculario del papa. Nella prima supplica, datata il 29 gennaio del 1493, Alfonso è indicato come rettore della chiesa parrocchiale di Banyeres, nella diocesi di Valencia. Per pagare alcuni debiti – da cui deduciamo quindi che a quel tempo non doveva trovarsi in una condizione agiata nonostante l’importante parentela che poteva vantare – egli supplica che gli sia concesso un indulto per poter cedere, per la durata di tre anni dalla data della supplica, ad altri ecclesiastici o laici i frutti, i redditi ed i proventi di cui godeva su qualsiasi beneficio e su quelli che avrebbe posseduto in futuro in cambio di una pensione annuale (f. 280v). Nella seconda, datata lo stesso giorno, Alfonso supplica invece che gli sia concessa la provvisione del beneficio semplice nella diocesi di Valencia che un certo Francesc aveva rinunciato nelle mani del papa (f. 280v).

Tra i personaggi valenzani con più rilevanza storica troviamo Jaume Serra i Cau, arcivescovo di Oristano, in Sardegna, elevato al rango di cardinale presbitero con il titolo di San Vitale dal papa Alessandro VI nel concistoro del 28 settembre del 1500. Il papa Borgia, con la formula “motu proprio”, il 14 gennaio del 1493 gli concede la provvisione dell’arcipretura della chiesa di Oristano, vacante per la morte di un certo Francesco d’Argiolas (f. 143r, anche se la forma del cognome di quest’ultimo non è certa), che in seguito Jaume, “litteris super concessione minime expeditis”, rinuncerà nelle sue stesse mani. Alessandro VI, di conseguenza, con un’altra supplica concede il beneficio rinunciato a Joan Artal, un chierico della diocesi di Urgell (ff. 171r-171v).

Nel ristretto cerchio dei favoriti del secondo papa Borgia troviamo anche il nome di Roderic Sánchez Rois, vicario perpetuo della chiesa collegiata di Santa Maria di Teruel, nella diocesi di Saragozza, nonchè fratello di Gonzalo Rois, scrittore e familiare dello stesso Alessandro VI. Questi supplica che gli sia concessa la speciale grazia della provvisione della perpetua vicaria della località di Castralvo, vacante nella stessa diocesi di Saragozza per la morte di Pedro Garcés, il suo ultimo possessore (ff. 169r-169v).

Segnaliamo, inoltre, in questo registro la supplica riguardante l’antico monastero di San Isidoro del Campo, dell’ordine di San Girolamo, nei pressi di Siviglia, perché potrebbe contenere alcuni dati inediti sulla sua storia. Da questa veniamo a sapere, infatti, che il papa Innocenzo VIII, predecessore del Borgia, aveva designato con il consenso di Enrique de Guzmán, duca di Medina Sidonia, componente della famiglia fondatrice del monastero, ed il supporto dei re di Spagna, un certo Giusto de Bonanni, prevosto della chiesa di Cortona e suo cubiculario, non solo come priore quando lo stesso fosse stato vacante, ma anche come commissario e giudice per riformarlo e ridurlo all’obbedienza perchè alcuni monaci che a quel tempo vivevano nel monastero si erano ribellati alla regola destando grande scandalo (ff. 141r-141v).

È di un certo interesse, infine, anche la supplica relativa a Francisco d’Aguilar, frate dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme e cappellano di Federico d’Aragona, principe d’Altamura e in seguito ultimo re aragonese di Napoli. Questi supplica al papa Alessandro VI la concessione di un indulto per poter rimanere nell’ordine in cui si trovava perchè dubitava di essere incorso in qualche irregolarità a causa del suo trasferimento dall’ordine dei frati eremiti di San Girolamo in cui militava in precedenza (f. 76r).

Reg. Suppl. 961

Il reg. Suppl. 961 comprende 277 fogli e si trova in ottime condizioni di conservazione. A seguito del suo spoglio sono state costituite 56 schede riguardanti i territori della Corona d’Aragona e 74 quelli del Regno di Castiglia. La documentazione contenuta nel registro è relativa ai mesi di agosto e settembre dell’anno 1492, ovvero ai primi mesi del pontificato di Alessandro VI Borgia.

Il registro si caratterizza per alcune importanti suppliche che riguardano proprio il cardinale Roderic de Borja, che, in virtù della sua ascesa al soglio pontificio, fu obbligato a cedere ad altri i benefici ecclesiastici che possedeva.

La prima supplica che passiamo in rassegna riguarda il canonicato con prebenda che Roderic aveva ottenuto nella chiesa di Lerida e che ora concede “motu proprio” a un certo Antoni Cavinega (la forma del cognome non è però certa), canonico di Barcellona, suo familiare e continuo commensale (f. 35r). Per lo stesso motivo il nuovo papa concede anche ad Andrés de Coba, chierico di Zamora, anch’esso suo familiare e continuo commensale, il perpetuo beneficio semplice e servitorio che possedeva nella chiesa parrocchiale di San Clemente, nella diocesi di Cuenca (f. 263r).

Le concessioni più cospicue il Borgia le riserva, però, per il cardinale Ascanio Maria Sforza, nuovo vicecancelliere della chiesa di Roma, il quale, come è risaputo, ebbe una parte importantissima nella sua discussa elezione al soglio pontificio nell’agosto del 1492. Alessandro VI gli concede una serie impressionante di pensioni, di cui lui stesso godeva nel territorio iberico: una pensione annuale di cinquecento fiorini “auri de Camera” sopra i frutti, i redditi ed i proventi della mensa arciepiscopale di Siviglia; un’altra di cento fiorini sopra quelli del monastero di Santa Maria di Ripoll, dell’ordine di Santo Agostino (così definito), nella diocesi di Vic, che Fadrique de Portugal, chierico della diocesi di Évora, “ex concessione et dispensa apostolica” aveva in commenda; un’altra di quattrocento fiorini sopra quelli del monastero di Santa Maria La Real, dell’ordine di Sant’Agostino, nella diocesi di Elna, amministrato da Ludovicus de Abenable de Bertinoro e un’altra ancora di settanta fiorini sopra quelli della chiesa di Évora posseduta dal decano Fernando Contiguo.

La ricompensa per il cardinale Sforza non si esaurisce però qui: il nuovo papa gli concede anche una pensione annuale di 350 fiorini sopra i frutti dell’arcidiaconato di Valpuesta e di un canonicato con prebenda posseduti nella chiesa di Burgos dall’arcidiacono Pedro Girón; un’altra pensione sopra quelli dell’arcidiaconato di Treviño posseduto nella stessa chiesa di Burgos da Juan Díaz de Treviño; un’altra su quelli dell’arcidiaconato di Jerez de la Frontera posseduto da Agustín de Espínola; un’altra sui frutti dell’abbazia de Hermodes, nella chiesa di Palencia; un’altra ancora di venti fiorini sopra i frutti del canonicato con prebenda posseduto nella chiesa di Burgos da Sancho de Piscinas, arcidiacono di Lara, e, infine, molte altre pensioni su altri benefici che i chierici Antonio de León e Juan de Saavedra possedevano nella diocesi di Siviglia (ff. 273v-274v).

Legata a una sorta di ringraziamento per l’avvenuta elezione papale, deve essere stata anche la supplica con cui il Borgia concede “motu proprio” a Graciano de Villanueva, “sacre theologie et ordinis Carmelitarum professo in Basilica Principis Apostolorum Sancti Petri de Urbe”, suo cappellano nonchè assistente nel conclave di Ardicino de Porta, cardinale presbitero dei Santi Giovanni e Paolo, la provvisione di una chiesa parrocchiale nella diocesi di Barcellona, non meglio identificata, vacante per la morte di un certo Pere Boscà (f. 98r).

Di notevole interesse è anche la supplica in forma di “motu proprio” relativa a Francesc Desprats, chierico della diocesi di Cartagena, dottore in entrambi i diritti, familiare e continuo commensale del papa Alessandro VI, nonchè nunzio apostolico residente presso la corte di Ferdinando e Isabella re di Spagna. Il papa Borgia gli concede la provvisione del canonicato con prebenda delle chiese di Valencia e Barcellona e la “precentoria” della stessa chiesa di Barcellona, che erano stati posseduti da Cesare Borgia fino a quando quest’ultimo non era stato eletto come amministratore della diocesi di Valencia (f. 165v).

Da segnalare è anche una supplica che ci riporta al tempo della guerra di Granada, conclusasi nel 1492 con la vittoria definitiva delle forze cristiane guidate dai re Cattolici sull’Islam. A seguito di una richiesta degli stessi re e di Pedro González de Mendoza, cardinale presbitero di Santa Croce in Gerusalemme, il papa Innocenzo VIII aveva concesso un’indennità – che adesso si supplica sia confermata dal papa Alessandro VI – a Jacques e Baudouin Clopin, fratelli della città di Gaudin, nella diocesi di Tournai, che insieme a molti altri compagni avevano combattuto nella villa dell’Alhama contro gli infedeli, da cui erano stati catturati e portati a Granada dove avevano subito pesanti tormenti ed erano stati incarcerati per tre anni (ff. 272v-273r).

Meritevole di essere segnalata è anche una supplica con cui viene richiesta l’assegnazione di un “officium scriptorie” perchè si tratta di una materia abbastanza rara finora nei registri. Alfonso di Lerma, chierico di Burgos, appartenuto ad una delle più importanti famiglie di ricchi mercanti della Castiglia coinvolta nel commercio internazionale, supplica che gli sia concesso tale ufficio che un certo Giovanni de Madiis, chierico della diocesi di Como, in Italia, aveva rinunciato nelle mani del papa Alessandro VI (f. 114r).

Per quanto riguarda la città di Valencia presentiamo, infine, la disputa sorta intorno al perpetuo beneficio semplice sotto l’invocazione dei Santi Pietro e Bartolomeo della chiesa parrocchiale di Sant Joan del Mercat, che era vacante per la morte di Francesc de Tous, il suo ultimo possessore. Gaspar e Bernat de Tous presentarono al vicario del vescovo di Valencia per la sua provvisione Joan de Tous, “assertum clericum” e figlio dello stesso Bernat; Pere Mercader de Sabata presentò invece Jeroni Barceló, “assertum clericum” ed ancora Jaume Honorat Roig, “decretorum doctor” e canonico valenzano, come procuratore di Gaspar Pellicer e di sua moglie Caterina de Santacília, il supplicante Joan de Santacília, presbitero di Valencia. In seguito Joan de Tous e Joan de Santacília erano rimasti a contendersi il beneficio in una causa davanti al vicario dell’ordinario che pendeva indecisa in prima istanza. Joan de Santacília, dato che Joan de Tous nel frattempo era morto, supplica quindi ora di poter essere surrogato nei diritti che questi possedeva sul beneficio e, di conseguenza, che gli sia concessa la sua provvisione (ff. 4v-5r).

Seconda parte

Reg. Suppl. 968

Il reg. Suppl. 968 è composto da 300 fogli e si trova in perfetto stato di conservazione. L’arco temporale della documentazione comprende i mesi di gennaio e febbraio dell’anno 1493. Il suo spoglio ha determinato la composizione di 57 schede riguardanti i territori della Corona d’Aragona e di 111 di quelli del Regno di Castiglia.

Tra le suppliche degne di nota sono presenti anche qui alcune riguardanti il cardinale vescovo portuense Roderic de Borja.

Lo troviamo, dapprima, coinvolto in una causa nella curia romana davanti ad un auditore del sacro palazzo apostolico contro un certo Juan de Mendoza per il possesso dell’abbazia di Compludo, nella chiesa di Astorga che, vacante, gli era stata nel frattempo concessa dall’autorità apostolica. In seguito Roderic, a causa della sua elezione al soglio pontificio, aveva rinunciato i diritti che possedeva sull’abbazia in favore di Juan Ruiz de Medina, vescovo di Astorga e cappellano dei re di Spagna. Quest’ultimo, però, non essendo riuscito nel frattempo ad ottenerne le relative lettere di possessione, ora la rinuncia, a sua volta, nelle mani del papa e supplica che Alfonso de Mariana, chierico della diocesi di Cuenca, sia surrogato negli stessi diritti che erano appartenuti a Roderic (ff. 68r-68v).

A seguire Roderic, ormai papa, concede “motu proprio” l’amministrazione della chiesa di Avila, vacante per il trasferimento del vescovo titolare Fernando de Talavera a quella di Granada, a Francisco de la Fuente, decano della chiesa di Toledo, e quella della chiesa di Ciudad Rodrigo, vacante per la morte del vescovo Diego de Muros, a Juan de Ortega, “scolastico” della chiesa di Siguenza. Inoltre il secondo papa Borgia concede anche il decanato di Zamora, che lui stesso aveva posseduto e che aveva lasciato vacante dopo la sua elezione, a Juan de León, protonotario della sede apostolica; il canonicato con prebenda della chiesa di Siviglia, che Francisco de la Fuente possedeva, a Fernando Enríquez, chierico di una diocesi non nominata e, infine, la scolastria della chiesa di Siguenza e il canonicato con prebenda della stessa chiesa posseduti da Joan Ortega, a Diego de Mures, chierico della diocesi di Santiago di Compostella (ff. 82r-82v).

Nel registro troviamo anche il nome di un eminente membro della famiglia Borgia, Joan de Borja-Llançol i de Romaní, futuro vescovo di Melfi, in seguito nel concistoro del 19 febbraio 1496 elevato al rango di cardinale diacono con il titolo di Santa Maria in via Lata. A lui, definito notaio e “secundum carnem nepoti” di Alessandro VI, lo stesso papa concede “motu proprio” di poter coadiuvare un certo Pere Bonjoce, arcidiacono maggiore della chiesa di Urgell, a quel tempo di 80 anni d’età, nella gestione del suo ardiaconato finchè lo stesso fosse vissuto e, in caso della sua morte, la provvisione del suo beneficio (ff. 241v-242r).

Altri due consanguigni del papa Borgia sono gli attori di un’altra supplica: si tratta di Nicolau Serra,, canonico di Empúries, in Sardegna, e di Joan Serra, chierico della diocesi di Torres, a quel tempo di soli dieci anni d’età, di cui le carte non ci permettono purtroppo di stabilire il grado di parentela esistente tra di loro. Nicolau aveva ceduto nelle mani del papa il canonicato che possedeva nella chiesa di Empúries e la prebenda chiamata di San Nicola di Cochinas e di San Velasco (?) di Castelsardo, nella stessa diocesi di Empúries, che ora Joan supplica di ottenere insieme ad una dispensa per il suo “defectu natalium” (f. 10r).

Di grande interesse sono anche quattro suppliche che riguardano altrettanti benefici posseduti nella penisola iberica da Jorge Costa, cardinale vescovo sabinense, detto di Lisbona, che egli ora cede nelle mani del papa Alessandro VI affinchè possano essere supplicati da alcuni suoi familiari. Nella prima, Juan de Saldaña, chierico di Burgos, supplica che gli sia concessa la provvisione del perpetuo beneficio semplice e servitorio nella chiesa parrocchiale della Santa Trinità di Alcaraz, nella diocesi di Toledo (f. 84v). Nella seconda, García de Angulo, chierico della diocesi di Segovia, supplica la provvisione del perpetuo beneficio semplice e servitorio di Las Cabezas, nella diocesi di Siviglia (ff. 84v-85r). La terza supplica riguarda, invece, il perpetuo beneficio semplice e servitorio della chiesa parrocchiale di San Matteo di Jerez de la Frontera che il cardinale Costa possedeva in commenda nella diocesi di Siviglia e che ora Dominicus Albertim, chierico della diocesi di Metz, richiede per sé (f. 85r). Nell’ultima supplica, Gonzalo de Velasco, chierico della diocesi di Burgos, supplica invece la speciale grazia della provvisione del beneficio semplice di Cazalla de la Sierra, nella diocesi di Siviglia (f. 87r).

Degne di menzione sono anche alcune suppliche che riguardano alcuni importanti esponenti dell’aristocrazia spagnola. Luis de Beaumont, conte di Lerín e contestabile di Navarra, poiché nel suo dominio non esisteva un convento dei frati minori dell’ordine regolare dell’Osservanza e della Congregazione, supplica che gli sia concessa la grazia di poterne erigere uno nel castello di Lerín, o in un luogo a esso congiunto, sotto l’invocazione di San Luigi con una chiesa, un campanile, un refettorio, un dormitorio, un claustro e un orto, per uso ed abitazione dei frati, e di poterne eleggere il guardiano (ff. 144r-144v). In un’altra supplica, inoltre, lo stesso contestabile di Navarra aveva riferito al papa Alessandro VI che alcuni beni della chiesa parrocchiale di San Michele della città di Beuntza (?), nella diocesi di Pamplona, chiamata priorato dell’ordine di Sant’Agostino, la cui collazione era riservata all’abate del monastero di Montearagón, dello stesso ordine nella diocesi di Saragozza, erano stati occupati da una persona. Pertanto lo stesso Luis supplica che sia concessa a lui ed ai suoi successori la grazia speciale dello “jus patronatus” sulla chiesa e che all’abate rimanga lo “jus instituendi, confirmandi seu providendi” (ff. 143v-144r).

Diego de Santander, laico di Burgos, segretario dei re di Spagna, supplica invece che sia concesso a lui e alla sua famiglia di possedere un altare portatile in cui poter far recitare in luogo idoneo, a un priore o a un sacerdote a sua scelta, la messa e altri uffici divini (ff. 232v-233r).

Citiamo, infine, le vicende relative alla sepoltura di Íñigo Manrique de Lara, arcivescovo di Siviglia. Questi aveva disposto nel suo testamento di essere seppellito nella chiesa del convento di San Francesco di Valladolid, dell’ordine dei frati minori dell’Osservanza. Purtroppo, però, questa notizia ben presto si era persa perchè il testamento non era stato pubblicato, ma conservato chiuso in una cassa. Quando l’arcivescovo morì fu quindi seppellito nella chiesa del monastero delle monache di Santa Maria della Consolazione di Calabazanos, dell’ordine di Santa Chiara, nella diocesi di Palencia, che era stato fondato dai suoi antepassati e dove erano stati seppelliti anche i suoi genitori. A seguito del ritrovamento del testamento, gli esecutori desideravano estrarre il corpo dalla sua sepoltura per collocarlo nella sede prescelta dall’arcivescovo, ma si scontrarono con la forte opposizione delle monache del monastero. Gli esecutori supplicano quindi ora che il corpo dell’arcivescovo rimanga nella sua attuale collocazione per essere venerato dalle stesse monache (ff. 99r-99v).

Reg. Suppl. 969

Il reg. Suppl. 969 è composto da 298 fogli e si trova in ottime condizioni di conservazione. A seguito del suo spoglio sono state realizzate 40 schede attinenti ai territori della Corona d’Aragona e 107 a quelli del regno di Castiglia.

Tra i documenti di particolare interesse segnaliamo la supplica con cui Alessandro VI, con la formula “motu proprio” e su richiesta dei re di Spagna, concede a Antoniotto Pallavicini, cardinale presbitero di Santa Anastasia, la provvisione dei monasteri di Sobrado e di Sant Justo, dell’ordine cistercense, nella diocesi di Santiago di Compostella, vacanti per la morte di Diego de Muros, vescovo di Ciudad Rodrigo (ff. 261v-262r). Inoltre, degna di menzione è anche la supplica con cui Francesc Galceran Borja de Lloris, chierico di Valencia e nipote del papa, richiede la concessione di una pensione annuale sopra i frutti, i redditi ed i proventi del beneficio perpetuo dell’altare di Ognissanti nella chiesa parrocchiale di San Nicola di Valencia che era appartenuto a Joan Monteleón, sacerdote della stessa città (f. 150r).

Reg. Suppl. 970

Il reg. Suppl. 970 è composto da soli 158 fogli e comprende documentazione riguardante i mesi di febbraio e marzo del 1493. Esso si trova, purtroppo, in pessime condizioni di conservazione: la parte superiore di tutti i fogli presenta una lacerazione che interessa a volte anche dieci linee di testo, rendendo quindi impossibile la corretta lettura di molte suppliche. Pertanto i ricercatori dell’IIEB non sono certi di essere riusciti a selezionare tutte le suppliche presenti nel registro che corrispondono ai criteri scelti per l’inserimento nel database. A seguito del suo spoglio sono state, comunque, realizzate 19 schede relative alle diocesi della Corona d’Aragona e 38 a quelle del regno di Castiglia.

Tra i documenti più interessanti citiamo due suppliche riguardanti Cesare Borgia, figlio del papa Alessandro VI, a quel tempo vescovo di Valencia. Il papa, con la formula “motu proprio”, il 7 settembre del 1492 gli aveva concesso la provvisione del monastero di Pontault, dell’ordine cistercense, e del priorato di Mont-de-Marsan, dell’ordine benedettino, entrambi nella diocesi di Aire, in Francia, vacanti per la morte di un certo Rogerius (ff. 154v-155r), ma ben presto, però, egli li aveva rinunciati nelle mani dello stesso papa, “litteris super ea non confectis”. Cesare ora insieme ad Andrea de Pazzi, chierico discendente della famosa famiglia fiorentina, supplica che la loro provvisione sia concessa a quest’ultimo e che a lui, per il dispendio patito, sia assegnata una pensione annua sui frutti degli stessi benefici che Andrea gli pagherà con il diritto di regresso (ff. 134r-134v).

È interessante citare anche le due suppliche relative alla causa sorta tra Antonio de Acuña, chierico di Burgos, notaio, familiare e continuo commensale del papa Alessandro VI, e Jerónimo Bobadilla, chierico della diocesi di Salamanca, anch’esso familiare e continuo commensale dello stesso papa, sopra il possesso del beneficio semplice della località di Balves, nella diocesi di Burgos, vacante per la morte di Pedro de Pastrana, in quanto esemplari rispetto alle strategie formali messe in campo da due contendenti per ottenere un beneficio conteso. Nonostante difatti i due avversari fossero attori di un certo livello, appartenenti a note famiglie dell’aristocrazia spagnola, e pertanto probabilmente già ben conosciuti nella sede papale, nelle rispettive suppliche essi, dopo aver esaltato il proprio stretto legame con il papa Borgia affinchè fosse tenuto nel giusto conto, non esitano a indicare l’avversario con la formula “qui pro clerico se gerit” e “assertum clericum” (supplica di Antonio in ff. 110v-111r, mentre quella di Jerónimo, f. 295r) con l’evidente fine di screditarlo.

Alla fine di questa rassegna presentiamo una breve nota per descrivere le prossime fasi del lavoro per l’implementazione del database. Facendo seguito al programma che abbiamo descritto nel precedente aggiornamento, dopo aver terminato lo spoglio del reg. Suppl. 970, si può considerare terminato il primo blocco di dieci registri di suppliche. Pertanto, nei prossimi mesi, sarà completato anche il primo blocco di dieci registri Vaticani, per cui mancano ancora da spogliare i reg. Vat. 773 e 776. A seguire, si passerà allo sfoglio dei primi registri Lateranensia che ancora non sono stati oggetto di studio da parte dell’équipe.

Infine, come abbiamo già fatto per tutti gli aggiornamenti finora realizzati, ripetiamo per gli studiosi del periodo e, in generale, per tutti gli utenti del web il percorso da compiere all’interno del sito web dell’IIEB per giungere al database e poter sfruttare a pieno le sue potenzialità come fonte per le ricerche più diverse, a maggior ragione in un periodo così difficile come questo che purtroppo stiamo vivendo, in cui a causa dell’emergenza Covid-19 l’accesso a molte biblioteche ed archivi rimane purtroppo molto limitato o addirittura del tutto interdetto.

L’accesso al database nel nostro caso è dunque libero, semplice e diretto. Basta cliccare sul campo “Recerca” in alto a destra sulla barra di navigazione principale presente nella home page del sito web dell’IIEB e scegliere dal menu a tendina che si aprirà il campo “db Documentació borgiana de l’Arxiu Secret del Vaticà”.

(Versió catalana)

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