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Data: 4 d'octubre de 2023
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Con la figura del cardinale Giovanni Antonio Sangiorgi inauguriamo una rassegna dei personaggi più rilevanti tra quelli di cui abbiamo trovato notizie, spesso anche inedite, durante lo spoglio archivistico dei registri vaticani del pontificato di Alessandro VI Borgia; attività che ormai da anni stiamo portando avanti per conto dell’IIEB, con il fine di realizzare un imponente database liberamente consultabile su questo sito web Documentació borgiana de l’Arxiu Apostòlic Vaticà (mentre scriviamo il database ha raggiunto il numero ragguardevole di oltre 2700 schede).

La scelta del cardinale non è casuale: oltre ad essere uno dei personaggi più nominati nei documenti vaticani che abbiamo esaminato, dove è presente spesso in qualità di referendario delle suppliche e, a volte, come auditore del sacro palazzo apostolico o esecutore delle bolle pontificie, egli ci permette di presentare anche una corposa documentazione inedita che lo riguarda conservata nel fondo della confraternita del Santissimo Salvatore ad Sancta Sanctorum, custodito oggi nell’Archivio di Stato di Roma, che sebbene sia stata già segnalata, meriterebbe di essere studiata attentamente in futuro per approfondire il rapporto che legò lo stesso cardinale al secondo papa Borgia che lo considerava, come più volte appare testimoniato dalle carte, un suo uomo di grande fiducia.

ASR, Santissimo Salvatore ad Sancta Sanctorum, b. 463

Nato a Milano tra il 1443 e il 1444 da una famiglia originaria di Piacenza imparentata con quella ben più famosa dei Trivulzio, Giovanni Antonio Sangiorgi (“Sangiorgio” nelle schede) nel 1462 ottenne da papa Pio II in beneficio la parrocchia dei Ss. Pietro e Lino nella stessa città. In seguito, si incamminò sulla strada dello studio del diritto che tanta fama gli avrebbe procurato: conseguì il dottorato in utroque iure a Pavia, dove in seguito è testimoniato come lettore di diritto canonico e, nel 1469, come membro del collegio dei dottori giuristi. Nello stesso anno, su interessamento del duca Galeazzo Maria Sforza, fu nominato da Paolo II prevosto della basilica di Sant’Ambrogio a Milano. La sua carriera nella curia romana iniziò verso la fine degli anni ‘70 del XV secolo quando grazie all’intervento della duchessa Bona di Savoia e del segretario ducale Cicco Simonetta, papa Sisto IV lo promosse vescovo di Alessandria, essendo già uditore della Rota. Dal 1478 soggiornò con regolarità a Roma dove divenne uno stretto collaboratore del pontefice svolgendo dal 1483 al 1493 le mansioni di referendario apostolico. Negli stessi anni fu utilizzato anche come mediatore politico e diplomatico per conto degli Sforza di Milano. In particolare, Lidia Cerioni lo ricorda come un intermediario della pace raggiunta tra il re Ferrante di Napoli e i baroni del Regno nel 1486.[1]

Ma la sua fama, come già detto, è dovuta soprattutto alle sue ottime doti di giurista che dimostrò anche con una notevole produzione letteraria tra cui, citiamo, una Lectura o Commentaria super Decretum Gratiani dedicata ad Alessandro VI, il cui manoscritto riccamente miniato è oggi conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana (Vat. Lat. 2260, la dedica è a c.1r).

Secondo Edoardo Rossetti (2019), autore di un recentissimo saggio sul cardinale, “l’elaborato frontespizio, attribuito ad un maestro prossimo alla bottega del Pinturicchio, accoglie tutta la simbologia borgiana messa in scena poco dopo nelle stanze vaticane ed è riprodotto in forme semplificate nell’edizione a stampa edita a Roma probabilmente per i tipi di Andreas Freitag nello stesso 1493”.

Fu creato cardinale con il titolo dei Ss. Nereo e Achilleo nella celebre e molto criticata creazione del 20 settembre 1493, secondo lo stesso Rossetti più per favore del papa Borgia che dei duchi di Milano. Ricoprì anche l’incarico di prefetto della Signatura Gratie et Iustitiae.

Alessandro VI ci ha lasciato diverse testimonianze sulla piena fiducia che nutriva in lui. Il Borgia lo teneva in alta considerazione non solo per i suoi pareri giuridici indispensabili per la propria politica dispotica, ma lo utilizzava spesso per celebrare in propria vece importanti cerimonie; tra l’altro il cardinale è ricordato al suo fianco quando il papa incontrò il re di Francia Carlo VIII nei pressi di Roma durante la sua famosa discesa verso Napoli. Nel 1497 il Borgia lo nominò anche membro di una importante commissione incaricata di elaborare un progetto per la riforma della Chiesa, e poi insieme a Francesco Borgia, Antoniotto Pallavicini e Ippolito d’Este, tutore della propria prole. Ciò nonostante, il cardinale non esitò ad entrare in contrasto con il Borgia quando quest’ultimo nell’estate del 1496 cercò di vendicarsi su Giuliano della Rovere, privandolo del titolo cardinalizio e togliendo al fratello Giovanni la prefettura di Roma. In quell’occasione Sangiorgi dimostrò quanto il diritto e la giustizia costituissero il faro della propria esistenza: definì infatti l’azione del papa inammissibile dal punto di vista giuridico, sfidandone l’ira e replicando che “haveva donato la servitù del corpo suo ad Sua Beatitudine et l’anima a Dio”.

ASR, Santissimo Salvatore ad Sancta Sanctorum, b. 463

Il 6 settembre 1499, grazie all’intervento del famoso parente il condottiero Gian Giacomo Trivulzio, entrato definitivamente nelle grazie del pontefice per la conquista francese del ducato di Milano, fu promosso vescovo di Parma. Nel 1503, per aver appoggiato Giuliano Della Rovere nel conclave, con il quale sembra che fosse rimasto sempre in buoni rapporti, divenne titolare anche della diocesi di Frascati.

Ebbe, inoltre, un ruolo importante nelle trattative per la restituzione della dote di Lucrezia Borgia da parte di Giovanni Sforza. Fu presente anche al matrimonio per procura tra Alfonso d’Este, figlio primogenito del duca di Ferrara, e la stessa Lucrezia e alla cerimonia tra Nicola Franciotti della Rovere, nipote di papa Giulio II, e Laura Orsini, figlia di Giulia Farnese.[2]

Nel 1504 eseguì l’arresto di Cesare Borgia che affidò al cardinale Bernardino López de Carvajal che, a sua volta, il 20 aprile lo consegnò al Gran Capitano, Gonzalo Fernández de Córdoba, che lo condusse in Spagna. Morì il 27 marzo 1509 a Roma.

Nei registri vaticani del pontificato di Alessandro VI il suo nome, nella forma “cardinale Alessandrino” come comunemente era conosciuto, è presente soprattutto in qualità di referendario delle suppliche. Il referendario aveva il compito di esaminare le suppliche dirette al papa, riferire al medesimo e predisporre le conseguenti decisioni da sottoporre alla sua firma (signatura). Come vescovo di Alessandria, lo troviamo spesso nominato anche tra gli esecutori delle bolle pontificie insieme a Bartolomé Flores, vescovo di Sutri, e Ludovico Podocataro, vescovo di Capaccio. Nelle suppliche il Sangiorgi, infine, agiva anche come luogotenente dell’auditore del sacro palazzo apostolico. Non ci siamo ancora imbattuti, invece, in suppliche o bolle che lo riguardano come attore, ma un loro discreto numero in formato originale si trova nell’archivio dell’Ospedale del Ss. Salvatore dove è custodita molta altra documentazione inedita che lo riguarda, ancora tutta da studiare come ci informa lo stesso Rossetti.

ASR, Santissimo Salvatore ad Sancta Sanctorum, b. 463

Si tratta di una grossa parte dell’archivio del cardinale racchiuso in tre buste (nn. 463, 464 e 465) confluite in quello del potente ente caritativo a cui lo stesso aveva ceduto parte della sua eredità. In questa documentazione è compreso, oltre alla copia del suo testamento e diverse bolle originali di vari pontefici in suo favore, un sostanzioso corpus di quasi cinquecento lettere datate tra il 1492 e il 1507, ovvero un carteggio in entrata che lo stesso Rossetti ha giudicato “un unicum documentario per la ricostruzione delle vicende di un membro del Sacro Collegio per queste date”.

ASR, Santissimo Salvatore ad Sancta Sanctorum, b. 463

Le lettere riguardano prevalentemente aspetti amministrativi legati ai benefici posseduti dal cardinale, ma non mancano anche notizie di carattere politico soprattutto per gli anni 1499-1500 quando il sistema di potere sforzesco che governava a Milano stava definitivamente crollando.

Bibliografia

Cerioni (1970): Lidia Cerioni, La diplomazia sforzesca nella seconda metà del Quattrocento e i suoi cifrari segreti, 2 voll., Roma: Il Centro de Ricerca, 1970.

Diplomatari Borja 5 (2014): Diplomatari Borja 5: Archivio di Stato de Roma: Documents dels protocols de Camillo Beneimbene (1479-1505), edició i estudi a cura d’Ivan Parisi, coordinació editorial: Maria Toldrà, València: IIEB; Tres i Quatre, 2014.

Rossetti (2019): Edoardo Rossetti, “‘Solo è con chi adesso sua santità se consiglia’. Materiali per la biografia del cardinale Giovanni Antonio Sangiorgi da Piacenza († 1509)”, RR. Roma nel Rinascimento, 2019, pp. 251-278.


Notes

[1] Cerioni (1970: I, 222), dove è presente anche un cifrario da lui utilizzato con la corte di Milano.

[2]  I relativi atti sono stati trascritti nel Diplomatari Borja 5 (2014): rispettivamente i docc. n. 13.1, pp. 214-217, n. 20.3, pp. 273-276 e n. 21, pp. 283-287.

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