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Data: 18 de febrer de 2018
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Il progetto di recerca avviato dall’Institut Internacional d’Estudis Borgians di Valencia sulla documentazione borgiana conservata nell’Archivio Segreto Vaticano procede senza sosta. Negli ultimi mesi è stato completato lo spoglio di altri quattro registri, quello delle Suppliche n. 962 e quelli Vaticani nn. 772, 775 e 777, raddoppiando il numero delle schede disponibili per la libera consultazione sul sito web dell’Istituto che si attesta ora oltre le 700 unità.

Dopo aver illustrato nel precedente aggiornamento i primi due registri di suppliche, siamo passati dunque a quelli contenenti le bolle pontificie.

La diversa tipologia documentaria non ha comportato nella compilazione dei campi della scheda descrittiva cambiamenti di grande rilevanza, eccetto che in quello denominato “Redacció” che specifichiamo subito a seguire.

Questo campo è stato suddiviso in due parti. Nella prima, separata dal resto con due //, è stato inserito il nome del segretario papale responsabile della spedizione della bolla che si trova in corrispondenza del primo rigo del testo, nel margine sinistro.

Il resto del campo è completato dagli elementi presenti nella parte finale del testo della bolla.

Iniziando da sinistra troviamo la nota taxae: l’ammontare della tassa da riscuotersi per l’emanazione del documento, accompagnata dal nome degli ufficiali di cancelleria che l’avevano imposta, il rescribendarius e il computator, e, alcune volte, anche dal mese di computo della medesima. In altri casi invece troviamo, al posto della tassa pagata, la nota di esenzione: alcune bolle infatti erano spedite gratis, perché erano in favore di un impiegato della Curia, prima di tutto gli scrittori (“Gratis pro socio”); oppure, perché questo era il desiderio del papa (“Gratis de mandato d.ni n.ri pape”) o infine perché il destinatario apparteneva ad un ordine mendicante (“Gratis pro Deo”), solo per citare le più comuni.

Nell’angolo destro si trova la nota scriptoris: le lettere iniziali del nome dello scrittore, raramente per esteso, che ha redatto materialmente il documento in mundum.

Infine al centro, sotto le due precedenti note, si trova quella di collazione fra il registro e l’originale, introdotta dalla formula “Collatum”.

I dati relativi alle tre note, presenti alla fine del testo di ogni bolla, sono stati quindi inseriti nel campo “Redacció” della relativa scheda rispettando rigorosamente la successione in cui le abbiamo descritte sopra.

Si segnala, inoltre, che nello stesso campo le parti in latino sono state lasciate tra ““, come accade anche nel campo “Contingut”, mentre i nomi, quando sono stati identificati inequivocabilmente, sono stati scritti nella forma completa e moderna.

* * *

Forniamo ora a seguire una breve descrizione di alcuni dei documenti più interessanti, tra i tanti che abbiamo selezionato in questi registri e che ora compongono il data base, che va a integrare l’altra descrizione, molto più ampia, presentata nei due articoli d’introduzione al progetto di ricerca già pubblicati su questo sito web: “‘Papa Alexander VI, dominus beneficiorum’: Un progetto di ricerca sulla documentazione borgiana conservata nell’Archivio Segreto Vaticano promosso ed avviato dall’IIEB (1)” e “(2)”, “’Papa Alexander VI, dominus beneficiorum’: Al via la consultazione del data base sulla documentazione borgiana conservata nell’Archivio Segreto Vaticano”.

Il reg. Suppl. 962 e il reg. Vat. 772 contengono suppliche e bolle datate nei mesi di settembre e ottobre del 1492, il primo anno del pontificato di Alessandro VI, mentre i documenti dei reg. Vat. 775 e 777 coprono un arco temporale molto più lungo, dall’agosto del 1492 al luglio del 1493, anche se con una grossa concentrazione nei primi mesi dell’anno 1493.

La descrizione non può non partire da due bolle che per la loro importanza storica emergono su tutte le altre, anche se sono già conosciute dal grande pubblico degli studiosi. Con la prima, papa Alessandro VI, il 4 maggio 1493, facendo seguito a quella emanata il giorno prima in cui dona le terre recentemente scoperte da Cristoforo Colombo ai re Cattolici di Spagna, delimita i confini di questi territori concedendo agli spagnoli quelli che si trovano a ovest e a sud di una linea tracciata dal polo Artico al polo Antartico e distante 100 leghe verso ovest e sud dalle isole conosciute come Azzorre e Capo Verde (reg. Vat. 777, ff. 192r-193v). Con la seconda, invece, ordina a Francisco Sánchez de la Fuente, vescovo di Ávila, che siano erette quattro nuove diocesi nel regno di Granada appena riconquistato agli arabi dai re Cattolici: Granada, Malaga, Cadice e Almeria (reg. Vat. 775, ff. 236v-238v).

Un piccolo gruppo di suppliche e bolle interessa alcuni eminenti membri del collegio cardinalizio ai quali il secondo papa Borgia concede benefici nei territori spagnoli.

Rodrigo Borgia, in qualità di cardinale vescovo portuense, è menzionato per essere il beneficiario di una pensione sopra i frutti, le rendite e i proventi della mensa vescovile di Siviglia che ora egli, divenuto papa, cede ad Ascanio Maria Sforza, cardinale diacono di San Vito in Macello e vicecancelliere pontificio (reg. Vat. 772, ff. 212r-214v).

Il nome di Rodrigo, in qualità di cardinale, ritorna anche nel reg. Vat. 777. Al tempo di papa Innocenzo VIII egli godeva anche di un’altra pensione annua sopra i frutti, i redditi e i proventi del monastero di San Bernardo fuori le mura di Valencia, dell’ordine cistercense, che Jaume Serra, arcivescovo di Oristano, in quanto commendatario, era tenuto a pagargli (reg. Vat. 777, ff. 306v-307r).

Il secondo cardinale menzionato in questo gruppo di documenti è Oliviero Carafa, cardinale vescovo sabinense, che riceve da Alessandro VI con motu proprio la provvisione di un beneficio nella diocesi di Salamanca (reg. Suppl. 962, f. 112r).

Lorenzo Cibo de Mari, cardinale presbitero di Santa Cecilia, invece, cede nelle mani di Alessandro VI il canonicato con prebenda che possedeva nella chiesa di Siviglia (reg. Suppl. 962, ff. 109v-110r). Il nome di quest’ultimo cardinale ritorna anche in una bolla contenuta nel reg. Vat. 775 con cui papa Borgia gli concede lo “jus regrediendi” nel possesso dei monasteri di Montearagón e di San Victoriano, degli ordini di Sant’Agostino e di San Benedetto, rispettivamente nelle diocesi di Huesca e Lerida (reg. Vat. 775, ff. 11r-12v).

Al cardinale Ascanio Maria Sforza Alessandro VI concede di ritornare in possesso dell’arcidiaconato della chiesa di Siviglia, che si era reso vacante per la morte di Agostino Spinola, e di cederlo a Enrique de Sagredo, chierico della stessa città, suo familiare e continuo commensale (reg. Suppl. 962, f. 11v).

Proseguendo nella lista dei presuli più eminenti troviamo Raffaele Sansoni Riario, cardinale diacono di San Giorgio al Velabro, che riceve dal papa alcuni possedimenti lasciati vacanti da Cesare Borgia quando era stato eletto arcivescovo di Valencia. Si tratta nello specifico di un beneficio semplice a Marchena nella diocesi di Siviglia (reg. Vat. 772, ff. 40v-43v), della tesoreria della diocesi di Cartagena (reg. Vat. 772, ff. 44r-47r), dell’arcidiaconato di Jativa nella diocesi di Valencia e della prepositura della stessa diocesi (reg. Vat. 772, ff. 47r-50v).

Tra i documenti più interessanti troviamo anche la bolla indirizzata a Lluís Joan del Milà i de Borja, cardinale presbitero dei Santi Quattro coronati, con la quale egli riceve da Alessandro VI il potere di presentare ed eleggere qualsiasi persona di suo gradimento nei benefici ecclesiastici appartenenti alla diocesi di Lerida da lui amministrata (reg. Vat. 775, ff. 1r-2r; gli stessi poteri saranno ampliati con una successiva bolla, reg. Vat. 777, ff. 294r-295v). Quest’ultimo cardinale è ricordato anche ai tempi del pontificato di Pio II in quanto coinvolto in una causa contro Prospero Colonna, cardinale diacono di San Giorgio, per il possesso del monastero di San Apollonio di Canossa, dell’ordine benedettino, nella diocesi di Reggio Emilia. Lluís, per facilitare la conclusione della causa, aveva ceduto i suoi diritti sul monastero e in cambio aveva ottenuto dallo stesso papa una pensione di cento fiorini sui frutti, i redditi e i proventi dello stesso monastero che Prospero, divenuto commendatario, era tenuto a pagargli. Alessandro VI, poiché in seguito papa Innocenzo VIII gliela aveva ridotta a 50 fiorini, conferma a Lluís la pensione e gliela aumenta di nuovo a cento (reg. Vat. 775, ff. 149r-150r).

A Joan de Borja, chierico di Valencia, notaio, familiare e nipote di Alessandro VI, il futuro cardinale di Santa Maria in via Lata, invece, lo stesso papa concede di surrogare l’arcidiacono maggiore della chiesa di Urgell, ottantenne, quando sarà morto, nella disputa ancora aperta a Roma per il possesso dello stesso beneficio (reg. Vat. 775, ff. 113r-115v).

Un secondo nutrito gruppo di suppliche riguarda alcuni vescovi spagnoli.

Juan Ruiz de Medina, vescovo di Astorga e cappellano dei re Cattolici di Spagna, supplica il papa Alessandro VI affinché gli confermi il potere di disporre di tutti i benefici ecclesiastici all’interno della sua diocesi, che già aveva ottenuto dal suo predecessore, papa Innocenzo VIII (reg. Suppl. 962, ff. 13r-13v). Alessandro VI concede motu proprio a Juan anche di surrogarlo nella causa che era sorta tra lui, al tempo in cui era cardinale vescovo portuense, e Juan de Mendoza per il possesso dell’abbazia di Compludo nella chiesa di Astorga (reg. Suppl. 962, f. 27r).

Il secondo vescovo che viene menzionato è Alfonso d’Aragona, vescovo di Saragozza, che supplica il papa di confermare gli statuti e le ordinanze che erano state istituite nella sua diocesi per l’esercizio del notariato (reg. Suppl. 962, ff. 29r-29v).

Il nome di Luis de Acuña Ossorio, vescovo di Burgos, è citato nella causa in cui si contrappone al decano, al capitolo ed ai canonici della chiesa di Burgos, per la titolarità dell’esercizio della giurisdizione, correzione e punizione dei delitti ed eccessi che gli ecclesiastici della diocesi avevano commesso e che fu risolta con una concordia tra le parti grazie all’intervento di García de Cortés, laico e governatore della città di Burgos, e Alfonso Suárez de Fuentesalce, inquisitore dell’eretica Pravità (reg. Suppl. 962, ff. 85v-86v).

Il defunto vescovo di Ciudad Rodrigo, Alfonso de Paradinas, governatore della chiesa di San Giacomo degli Spagnoli a Roma, è menzionato come il proprietario di una casa a Campo dei Fiori, in un luogo volgarmente chiamato “del pelegrino” dentro i confini della chiesa, che viene affittata a un certo Giovanni (reg. Suppl. 962, f. 27v).

Nel registro di suppliche esaminato sono presenti anche i nomi di alcuni eminenti personaggi della diplomazia del tempo.

Francesc Desprats, nunzio apostolico presso la corte dei re di Spagna, supplica Alessandro VI di poter unire l’arcipresbiterato di “Carcola” nella diocesi di Toledo, che aveva appena ottenuto per ordine di Pedro de Mendoza, cardinale presbitero di Santa Croce in Gerusalemme, alla scolastria della chiesa di Cartagena che già possedeva (reg. Suppl. 962, f. 120v). Il nunzio, inoltre, richiede anche la concessione di una dispensa papale per poter accumulare più benefici (reg. Suppl. 962, ff. 215r-215v).

D’altra parte un certo Alfonso, chierico della diocesi di Córdoba, al servizio del cardinale di San Giorgio al Velabro, supplica di essere ascoltato e giudicato da Bernardino de Carvajal, vescovo di Badajoz, e da Juan Ruiz de Medina, vescovo di Astorga, entrambi ambasciatori del re e della regina di Spagna presso la corte papale, rispetto all’accusa che gli è stata contestata (reg. Suppl. 962, f. 41r).

Una buona quantità di documenti riguarda anche gli ordini monastici.

L’abadessa e le monache del monastero di San Salvador del Moral, nella diocesi di Burgos, supplicano Alessandro VI affinchè gli conceda la speciale grazia di alcune indulgenze che sono state già concesse ai monaci del monastero di San Benito de Valladolid, nella diocesi di Palencia, e ad altri monasteri dello stesso ordine situati nella stessa diocesi (reg. Suppl. 962, f. 61v).

L’abate e la comunità del monastero di Santa Maria d’Amer, dell’ordine di San Benedetto, nella diocesi di Girona, richiedono invece di poter sfruttare in qualche modo una casa adiacente al monastero, affittandola o vendendola (reg. Suppl. 962, ff. 90v-91r).

Segnaliamo, inoltre, l’intervento dei re Cattolici in favore del già citato monastero della città di Valladolid, in cui il priore e le monache vivevano sotto l’osservanza regolare e la perpetua clausura, e del monastero di Santa Maria de Montserrat, dello stesso ordine, nella diocesi di Vic. I re di Spagna, desiderando che i due monasteri fossero messi in “coabbatiali dignitate per priorem biennalem deinceps perpetuo gubernari”, supplicano, difatti, Alessandro VI affinchè il monastero di Montserrat sia soppresso e i suoi monaci ridotti all’osservanza regolare e alla perpetua clausura. Alessandro VI risponde ordinando al vescovo di Vic e agli ufficiali di Saragozza e di Barcellona di recarsi al suddetto monastero, di cui era abate Joan de Peralta, e sopprimerlo. Contestualmente gli ordina anche di estinguere una pensione di 200 ducati che Giuliano Della Rovere, cardinale vescovo ostiense, percepiva sui frutti, i redditi e i proventi dello stesso monastero (reg. Vat. 775, ff. 230v-231v).

Restringendo la descrizione ai territori catalano-aragonesi bisogna menzionare il nome di Lluc Girona o Gerona, preposto del monastero di Santa Maria di Manresa, dell’ordine di Sant’Agostino, nella diocesi di Vic, e nipote del maestro Joan Gerona, scrittore delle lettere apostoliche. Egli supplica Alessandro VI affinchè gli conceda una dispensa da qualsiasi obbligo o vincolo esistente per amministrare e godere dei frutti dei benifici che già possiede e che otterrà in futuro (reg. Suppl. 962, ff. 3v-4r).

Degna di nota è anche la causa che era sorta davanti a Felino de Sandeis, auditore del sacro palazzo apostolico, tra Francesc Bosc, abate del monastero cluniacense della diocesi di Mâcon, in Francia, e Jaume Ros, “qui pro clerico se gerebat”, sopra il possesso del priorato di Sant Pere de Casserres, dello stesso ordine, situato nella diocesi di Vic che, rimasto vacante per la morte di Vicenç de Castellbell, era stato concesso a Francesc. Papa Innocenzo VIII, poiché la causa non arrivava ad una conclusione, ordinò di concederlo definitivamente a Francesc, ma, a causa del sopraggiungere della sua morte, la relativa documentazione non fu emessa. Alessandro VI, come suo successore, ordina all’auditore di confermare la provvisione all’abate e di eseguirne la possessione (reg. Vat. 777, ff. 283v-285r).

Curiosa appare, infine, la figura storica di Fernando de Riero, chierico di Astorga, morto nel 1492, di cui ci apprestiamo a offrire prossimamente un contributo più approfondito. Questo prelato, difatti, appare nella documentazione come il possessore di numerosi benefici in diverse località spagnole e spesso coinvolto in molte cause per ottenerne degli altri senza aver scalato le gerarchie ecclesiastiche (solo per fare qualche esempio, reg. Suppl. 962, ff. 177v, 206v-207, 246v-247).

Giungendo alla fine di questo nuovo aggiornamento sul progetto di ricerca che stiamo conducendo desideriamo ringraziare Marco Maiorino, professore di Diplomatica Pontificia presso la Scuola Vaticana di Paleografia, per averci fornito importanti chiarimenti sugli elementi che compongono il campo “Redacció” della scheda descrittiva al margine della consegna, avvenuta a Roma il 26 gennaio scorso presso l’archivio Segreto Vaticano nelle mani del dott. Luca Carboni, di un esemplare del nuovissimo Epistolari català dels Borja che va a completare la collezione delle pubblicazioni dell’Istituto che sono ora disponibili nella sala di lettura dell’archivio.

Ricordiamo, infine, che l’accesso al data base è libero, semplice e diretto. Basta cliccare sulla barra di navigazione principale sul campo “Recerca” in alto a destra e scegliere “db Documentació borgiana de l’Arxiu Secret del Vaticà” dal menù a tendina che si aprirà.

(Versió en català)

 

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