Els assentaments del diari de Sebastiano di Branca Tedallini (Roma, documentat entre 1466 i 1522) sobre les aventures militars i amoroses de Cèsar revelen alhora el seu prestigi militar entre els joves romans i la tensió entre els Borja i les grans famílies de la ciutat, segons l’autor excloses del cercle íntim del duc.
Font: Sebastiano di Branca Tedallini, Diario romano dal 3 maggio 1485 al 6 giugno 1524 di Sebastiano di Branca Tedallini, dins Il diario romano di Jacopo Gherardi da Volterra dal VII settembre MCCCCLXXIX al XII agosto MCCCCLXXXIV, a cura de Paolo Piccolomini, Città di Castello: Casa editrice S. Lapi, 1904 (Rerum Italicarum Scriptores, XXIII/3), p. 297-299, 306-307, 309.
Mai non fu usata tanta crudelitáte quanta fu usata a quello tempo. Et poi, 1502, papa Alisandro mandòne in Ischia, che era de re de Napoli, a comprare l’artigliaria, che era de re Ferrante: dodici cannoni, sedici colombrine et molti altri pezzi minuti, la più bella artiglieria che mai si vedesse; gli venné ducati trentamilia et venne a’ 28 di maggio in Roma. Et lo duca Valentino refece gente d’arme assai et mandòne dinanzi a lui Vitellozzo con molta gente d’arme a fare lo guasto a’ Fiorentini, et pigliòne de molte terre de Fiorentini. A dì 8 di iugno se partíne lo duca Valentino; se ce acconciáro questi altri Romani con lui. Lo primo fu lo figliolo dello signore Gabriello Cesarino, Velardino dello Bufalo, Marco dello Bufalo, misser Iuliano de Capránica et Agnilo, suo fratello, Menico de Vittorio, lo nepote de’ papa Innocentio, Marcello Alberino et Vergilio de Stefano de Francesco; et ciascuno de questi Romani havevano venticinque ducati lo mese, et così lo simile a questi altri Romani che giero in Francia con lui. Mandòne lo duca in campo sedici cannoni, venticinque colombrine; tanto bene in ordine andava la gente d’arme, et ben pagati li soldati, che mai non fu capitanio che pagasse così bene come pagava lo duca Valentino. Era crudele sopra tutte l’altre cose; non gli poteva mai parlare nisciuno, se non li signori o vero Micheletto; questi nostri Romani non li parlavano mai. Come lo duca Valentino fu appresso a Urbino, lo duca d’Urbino se ne fugíne et lassáne ogni cosa. Come lo duca Valentino sentíne la nova che se era partito lo duca d’Urbino, incontinente gine a pigliare la terra, con tutto lo tresoro suo, et dè molta robba a questi nostri Romani, a chi uno castello, a chi una casa della terra. Et poi gine a campo a Camerino, et stette parecchi dì nanti che la potesse pigliare; et poi se arresero allo signore Iulio Orsino nelle braccia sue, et pigliáro lo signore de Camerino con doi figlioli presone; l’altro se partíne nanzi che iésse lo campo. Et fòro dati in governo a Micheletto et ammazzati, lo patre con doi figli. De fine che fo vivo papa Alisandro, sempre havemmo carestia; quattro, cinque, sei, sette et otto ducati valeva lo ruggio dello grano. Sempre in guerra in vita sua […].
A dì XI di settembre 1503 si partíne lo duca Valentino da Roma et gine a stare collo re de Francia, et gine ad allogiare a Nepe, et là se fermáne tutta la gente d’arme sua.
Questo duca Valentino tutti li cardinali che fece papa Alisandro, tutti li faceva lui; era lo più altiero homo che fu mai visto. Tra le altre cose, non dava audientia a nisciuno, né cardinali né ambasciatori, et né a signori; non gli poteva parlare nisciuno se non Micheletto, che era lo boia suo.
Questo haveva: teneva la più bella corte, che non teneva uno re; tutti vestiti alla franciosa, vestiti d’imbroccato d’oro et velluto; fino alle calze se ne facevano, et le pianella, et le scarpe. Fu più sprecato imbroccato et velluto et seta a tempo de papa Alisandro 6º che non fu cento anni a reto; le più stupende cose non furo viste mai […].
Questo duca Valentino pigliáne la moglie dello signore Bartolomeo d’Alviano, la tenne parecchi dì, et la moglie dello signore Fabio Orsino, che era sorella consobrina del cardinale Borgia, la moglie di Giovan Battista Caraffa, la moglie dello figliolo de Paulo Margano, et ancora la moglie, che era figliola del re Alfonso; se diceva che haveva praticato con la sorella et molte donne maritate et non maritate; o per bona voglia o per forza le voleva. Mai non fu vista simile cosa; però questi signori se volevano vendicare de lui, dello mancamento che haveva fatto lo duca Valentino.
A dì 16 di ottobre andáne lo signore Fabio Orsino et lo cavaliere Orsino in casa de misser Pietro Matuzzo a pigliare la moglie sua et la figliola, era figliola di papa Alisandro sesto, et menòlla in Monte Iordano a stare colla matre che era dello cardinale Orsini, et méssero a sacco tutta la casa sua; et stette in Monte Iordano parecchi dì, et poi la remandáro; non gli fu fatto mancamento nisciuno per farli quella vergogna alla figlia de papa Alisandro.